INCONTRI A TEMA V EDIZIONE Martedì 22 novembre 2011 ore 16.30
Prof. Roberto Di Giorgio – professore associato – Università “La Sapienza”
ABSTRACT DELLA CONFERENZA:
Chi di noi non ha mai avuto paura pensando all’appuntamento con il dentista? Paura però, oggi, solo parzialmente giustificata, visto la grande evoluzione di tecniche, materiali e farmaci a disposizione della scienza odontoiatrica, che hanno portato ad un miglioramento impressionante della qualità di servizio e cure e dell’accuratezza dei risultati che i dentisti di oggi sono in grado di garantire ai loro pazienti.
Ma se fossimo vissuti nei secoli o nei millenni scorsi, che tipo di situazione avremmo trovato qualora avessimo dovuti farci curare denti o gengive?
Le prime tracce dell’esistenza di una sia pur molto rudimentale odontoiatria risalgono addirittura al 7000 AC e sono stati ritrovati studiando le civiltà che abitavano la valle dell’Indo. Questa prima antica forma di odontoiatria veniva all’epoca impiegata per curare disturbi dentari attraverso l’utilizzo dei precursori delle attuali frese diamantate e questi strumenti erano realizzati con uno dei materiali più reperibili, versatili e resistenti all’epoca disponibili: le ossa di animali. Il “dentista” dell’epoca era chiaramente non un medico ma un artigiano qualificato. La ricostruzione storica effettuata dagli studiosi di questa antica forma di odontoiatria ha lasciato intendere che i metodi utilizzati erano, compatibilmente con i logici limiti dell’epoca, affidabili ed efficaci.
Per trovare i reperti successivi di un qualcosa di assimilabile all’odontoiatria dobbiamo giungere al 5000 AC quando in un antico testo sumero troviamo la geniale intuizione della presenza di un “verme del dente” come causa della malattia del dente stesso dentale.
Prove della convinzione che questo “verme” esistesse veramente e provocasse la carie dentaria sono state trovate anche nella stessa India, in Egitto, Giappone e Cina.
Il Papiro di Edwin Smith, scritto nel XVII secolo AC, ma che potrebbe riflettere manoscritti antecedenti al 3000 AC, include la descrizione del trattamento di diversi disturbi dentari.
Nel XVIII secolo AC, il codice di Hammurabi, riporta ben due circostanze in cui, ahimè, delle estrazioni dentarie venivano impiegate come punizioni.
L’esame dei resti di alcuni antichi Egizi e Greco-Romani rivela i primi tentativi di chirurgia e protesi dentarie.
Gli antichi studiosi greci Ippocrate ed Aristotele scrissero sull’argomento dell’odontoiatria, compresi il modello di eruzione dei denti, il trattamento di denti cariati e le patologie gengivali; descrissero inoltre una rudimentale tecnica di estrazione dentaria per mezzo di una pinza e l’impiego di fili per stabilizzare elementi dentari mobili e strutture ossee mascellari fratturate. Secondo alcune scuole di pensiero le prime esperienze d’impiego degli apparecchi dentali o di ponti deriva dagli Etruschi e risale al 700 AC.
Ulteriori ricerche collocano in Egitto e nel 3000 AC il primo dentista ufficiale della storia: Hesi-Re. Gli egiziani già legavano i denti da sostituire con un filo d’oro. Il medico e scrittore romano Cornelio Celso ha trattato esaustivamente sia riguardo le patologie della bocca sia riguardo trattamenti dentali con prodotti farmacologici contenenti sostanze emollienti ed astringenti.
La leggendaria presenza di quel vermetto del dente di cui abbiamo già parlato come causa delle malattie dei denti si riscontra, in realtà, anche in alcuni scritti di Omero, e più tardi nel XIV secolo DC, il chirurgo Guy de Chauliac ribadì ancora una volta la convinzione che questo “esserino” fosse la causa della carie dentaria.
Occorre onestamente ammettere che, nonostante l’evidente scarsezza di mezzi, conoscenze e possibilità di scambiarsi informazioni da un continente all’altro, tutte le principali civiltà del passato, sentivano comunque l’esigenza di trattare le malattie della bocca e non erano certo prive di brillanti ed intuitive menti, in grado di comprendere ciò che molti secoli dopo, con l’avvento della scienza moderna, avremmo finalmente codificato in maniera precisa ed accurata.
Avvicinandosi ai nostri giorni, storicamente, le estrazioni dentarie sono state impiegate per trattare una serie di malattie. Durante il Medioevo e per tutto il XIX secolo, l’odontoiatria non era una professione ben codificata, tanto che le procedure dentali spesso erano eseguite dai Barbieri o dai medici generici. I barbieri solitamente limitavano la loro pratica esclusivamente all’odontoiatria estrattiva di denti al fine di alleviare il dolore ed eliminare la causa di infezioni croniche dei denti.
Il primo libro di testo specialistico sull’odontoiatria fu l’”Artzney Buchlein” (edito nel 1530 DC), e il primo libro di testo dentale scritto in lingua inglese è stato chiamato “Operator for the teeth” di Charles Allen (edito nel 1685 DC). Fu tra il 1650 DC e il 1800 DC che si sviluppò la moderna scienza odontoiatrica.
Si dice che il medico francese del XVII secolo Pierre Fauchard sia stato il fondatore della moderna scienza odontoiatrica (l’odontoiatria come noi oggi la conosciamo), tanto che lo stesso è stato denominato “padre della moderna odontoiatria”. Tra le sue più importanti scoperte ed apporti alla scienza, ci fu l’uso diffuso che egli consentì e contribuì a promuovere delle protesi dentali, l’introduzione dei materiali da otturazione dentaria come trattamento d’elezione per la carie dentaria e la scoperta che derivati acidi degli zuccheri, come l’acido tartarico, siano responsabili della carie.
Da questo momento in poi, la storia della nostra professione cambia radicalmente, si comincia a studiare in maniera organica, la preparazione dei professionisti aumenta e la nobile branca della medicina chiamata odontoiatria diventa sempre meno appannaggio di seppur abili artigiani e sempre più di competenza dei medici.
Dapprima i dentisti moderni erano conosciuti per essere dei tuttologi, un solo professionista era perciò atto a curare tutte le patologie della bocca ed erogare tutte quelle prestazioni atte a tali cure, mentre al giorno d’oggi questa tendenza è radicalmente cambiata ed anche nel campo dell’odontoiatria, così come nella medicina, siamo giunti ad una iperspecializzazione, ad una situazione cioè in cui ogni professionista si dedica completamente a quella branca dell’odontoiatria che più lo appassiona e più è confacente alle sue capacità.
Questo cambiamento, verso un odontoiatria dall’approccio multi professionale e specialistico, è il frutto in grande parte dell’evoluzione incredibile nel campo dei materiali e delle nuove tecnologie.
Nel campo dell’odontoiatria conservativa e ricostruttiva, il materiale che più di tutti gli altri ha caratterizzato un’epoca è stato sicuramente l’amalgama d’argento (quel materiale grigio scuro che si utilizzava per fare le otturazioni e che sicuramente i lettori adulti ricordano), oggi praticamente del tutto soppiantato dalle resine composite, materiali più o meno resistenti a seconda dello specifico uso che se ne vuole fare e che hanno le due peculiari caratteristiche di essere disponibili in tutti i colori della gamma dentaria (e quindi particolarmente mimetici e naturali come effetto in bocca) e di essere uniti alle superfici dei denti tramite degli adesivi, permettendo quindi di non dover abradere i tessuti dentari se non in maniera mirata esclusivamente alla rimozione della carie e nulla più.
Nel campo dell’endodonzia (quella branca che si occupa delle cosiddette devitalizzazioni dei denti e della loro ricostruzione) il vero cambiamento è stato un mix di nuovi materiali e di nuovi strumenti, la scoperta cioè che alcune particolari leghe metalliche potessero diventare con una certa temperatura estremamente flessibili ha fatto diventare gli strumenti in nichel-titanio (questi strumenti che ruotando ad una precisa velocità si scaldano e quindi flettono) i più impiegati per preparare i canali radicolari, velocizzando sempre più i trattamenti che precedentemente richiedevano molte sedute e di solito lunghe e faticose.
Nel campo della protesi fissa l’evoluzione è connessa soprattutto alla graduale e progressiva affermazione delle scuole di pensiero e delle tecniche che prevedono l’impiego di materiali metal-free. Se prima, infatti, il materiale d’elezione era l’oro/ceramica ad oggi sempre più spazio hanno lo zirconio ed il disilicato di litio, estetici e resistentissimi; un grosso aiuto all’impiego routinario di questo tipo di manufatti protesici ha dato la crisi economica in cui versiamo, la quale facendo crescere in maniera esponenziale il costo delle più pregiate leghe auree, ha reso molto competitivi i costi dei materiali estetici, un tempo ritenuti elitari. Tra l’altro questi materiali, insieme al perfezionamento delle tecniche di produzione delle ceramiche dentarie, hanno reso di comune impiego anche le faccette estetiche, rivestimenti di minimi spessori che sono in grado di trasformare in senso estetico anche le bocche più complesse, nella stragrande maggioranza dei casi senza bisogno di alterare, se non in maniera impercettibile, la struttura smalto-dentinale dei denti.
Ma le due branche che più di tutte negli ultimi anni sono state oggetto di evoluzioni e trasformazioni sono state l’ortodonzia e l’implantologia orale.
L’ortodonzia, dapprima basata su approfonditi studi radiografici, analisi dei parametri di crescita del soggetto, analisi dei modelli in gesso e delle foto, e caratterizzata dal posizionamento in bocca di tutti quei ferretti, e quindi dedicata quasi esclusivamente a soggetti in età scolare, ad oggi è basata in molta parte su approfondite analisi computerizzate e si può a tutti gli effetti parlare di ortodonzia estetica, utile sia ai bimbi che agli adulti e caratterizzata da una sequenza di apparecchietti trasparenti (per questo è anche detta ortodonzia invisibile).
Per quanto riguarda l’implantologia orale dedicata sia alla sostituzione di singoli elementi dentari sia alla riabilitazione di intere arcate, le viti in titanio che l’industria ci mette a disposizione sono sempre più clinicamente affidabili ed a prezzi commercialmente appetibili, e si stanno affermando come i “naturali” sostituti delle radici perdute e quindi fruibili come punti d’appoggio (ancoraggio) sia per protesi fisse (si può quindi evitare di toccare i denti sani adiacenti a quelli persi) sia per protesi rimovibili (rendendo così possibile togliere i ganci dagli apparecchietti parziali e non avendo bisogno di collanti chimici per far stare ferme le dentiere). Siamo oggi giunti addirittura al punto che oggi grazie ad una corretta pianificazione terapeutica basata su una TAC delle ossa mascellari e su dei modelli in gesso è possibile utilizzare delle tecniche caratterizzate dall’applicazione immediata della protesi, già predisposta, sugli impianti appena terminato l’intervento: il Paziente entra quindi in sala operatoria ed appena terminato l’intervento esce dalla sala stessa con la riabilitazione protesica già in sede. Qualora il Paziente si rivolga a dei centri particolari, potrà addirittura essere operato da un operatore robotizzato: sulla base degli esami di cui prima (la TAC ed i modelli), si predispone non solo la protesi, ma si programma anche l’intervento, che viene eseguito da un robot guidato dal professionista, permettendo così, nella totalità dei casi di non eseguire incisioni estese, ma limitate solo al forellino di inserimento degli impianti. Ovviamente questa metodica non è oggi ancora fruibile per tutti, sia per alcuni limiti tecnici ancora presenti sia per i costi non ancora alla portata di tutte le tasche, ma probabilmente negli anni a venire lo sarà.
In ultimo, permettetemi di accennare appena all’impiego del laser in odontoiatria: questo strumento seppur ancora non di utilità universale nel nostro campo, ha infatti una valenza basilare nel trattamento precoce di una delle bestie nere dell’odontoiatria:le lesioni precancerose! Non tutti sanno che l’incidenza delle malattie neoplastiche nel cavo orale è particolarmente elevata (a seconda degli studi tra il 4 e l’8% di tutte le neoplasie del corpo umano), ed ancora meno persone sanno che molto spesso, se non sempre, queste neoplasie si manifestano a conclusione di un lungo periodo di permanenza in bocca di caratteristiche lesioni che se individuate per tempo possono essere eliminate tempestivamente e senza esiti. Esistono in questo senso sia dei laser diagnostici sia dei laser terapeutici. Sottolineo ancora questo fatto perché i dentisti non dimentichino di essere prima di tutto dei medici e come tali atti a curare il corpo, non solo a guardare i denti e le gengive. Una diagnosi precoce è foriera di guarigione e qualità di vita per il Paziente, è quindi imperativo e rispettoso dei Pazienti guardare sempre con attenzione tutti i tessuti del cavo orale, per non dover mai rimpiangere di non averlo fatto: una diagnosi ed un trattamento precoce salvano la vita e ne migliorano la qualità.
( photos)
1 Gennaio 1970
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Note: To see the pictures in the original Picasa album, click here
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