INCONTRI A TEMA I EDIZIONE Martedì 18 marzo 2008 – ore 16,30
Dr. Sergio Ricciuti – v.presidente SIFIT Soc. Italiana Fitoterapia
I consigli del farmacista per utilizzarle correttamente senza fare “di tutte le erbe un fascio”
salute e piante – articolo di Puntoeffe
ABSTRACT DELLA CONFERENZA:
Nell’incontro di martedì 18 marzo, il sesto degli undici previsti dal programma il dr. Sergio Ricciuti ha parlato dell’uso delle piante medicinali nell’automedicazione e, quindi, nelle piccole patologie. Il tema “Curarsi naturalmente con le piante medicinali” è stato trattato a 360° chiarendo gli aspetti principali di una così complessa materia.
La fitoterapia non è una medicina non convenzionale – è sbagliato confondere fitoterapia, omeopatia, gemmoterapia anche se molti medici e pazienti le utilizzano contemporaneamente. La fitoterapia è una metodica terapeutica che usa -in modo allopatico- i principi attivi contenuti nelle piante medicinali ed ha rappresentato per secoli la principale terapia a disposizione dell’uomo. Solo negli ultimi anni per lo sviluppo del farmaco di sintesi e per motivi commerciali (non è consentito registrare un principio attivo presente in natura, né tantomeno una droga o una pianta medicinale) la fitoterapia ha segnato il passo per rinascere in un mutato contesto.
La storia della fitoterapia è la storia della farmacoterapia – i più famosi farmaci della storia la Teriaca ed il Mitridato erano composti quasi esclusivamente da piante medicinali scelte con rigore ed attenzione alla qualità ed alle caratteristiche terapeutiche che erano attribuite alle singole piante medicinali. Nel tempo si è passati dall’antidoto (per neutralizzare gli effetti dei veleni) alla farmacoterapia prima ed alla medicina del benessere (prevenzione) poi.
Il ruolo di maghi, streghe e sciamani, profondi conoscitori dei segreti delle piante, è sempre stato messo in relazione alle loro pozioni magiche. Per questo erano tenuti in grande considerazione o odiati. Basti pensare alla maga Locuste, che aiutò Agrippina Minore a spianare la strada dell’impero al figlio Nerone avvelenando l’imperatore Claudio e suo figlio Britannico.
La medicina monastica – ha avuto grandi meriti nel tramandare le formulazioni e le tecniche. I frati speziali –che spesso non erano “laureati”- avevano una grande competenza professionale e la loro formazione era legata ai testi ed alla tradizione “orale” che perpetuavano i “segreti” dei loro maestri. La medicina monastica ha fatto un grande uso di piante medicinali, ha creato gli orti dei semplici, per avere immediata disponibilità delle piante medicinali che si potevano coltivare, Un grande merito è stato certamente l’impegno sociale i frati assicuravano sempre –nei limiti delle possibilità- ai poveri le medicine di cui avevano bisogno.
Non tutte le piante medicinali sono piante medicinali – perché una pianta medicinale possa essere utilizzata devono essere soddisfatte alcune condizioni essenziali: deve contenere non meno di una certa percentuale (variabile per ogni pianta) di principi attivi (specifici di quella pianta). Questa condizione si verifica, generalmente, in un ben preciso periodo detto tempo balsamico. Di conseguenza bisogna studiare le caratteristiche della pianta e dei suoi principi attivi per trovarne nella “droga” una quantità soddisfacente. Così, come accade anche per il vino, non è detto che un vitigno, trapiantato in condizioni climatiche ed ambientali non ottimali, possa dare un buon vino.
Dalla pianta al paziente – in ogni caso anche se la pianta contiene una adeguata quantità di principi attivi questi vanno estratti dalla droga con metodi e tecniche idonei. Per esempio una tisana estrarrà quasi esclusivamente i principi attivi idrosolubili tralasciando quelli liposolubili. I principi attivi termolabili possono essere danneggiati dall’esposizione al calore, e così via. Il fai da te non assicura risultati, non assicura la loro riproducibilità ed in ogni caso è caratterizzato da una serie di variabili eccessiva.
La standardizzazione – il concetto di standardizzazione è fondamentale quando si è in presenza di tutte queste variabili ed assicura che una preparazione sia uguale ad un’altra e che quindi gli effetti siano riproducibili. Ad esempio è standardizzata una compressa che contiene 500 milligrammi di un estratto secco titolato al 20% in principi attivi.
La qualità – la qualità è la condizione fondamentale della fitoterapia. Qualità è un buon prodotto di partenza che risponda ai requisiti previsti dalle norme vigenti, qualità è il complesso delle norme che vanno dalla raccolta alla lavorazione della droga ed alla sua trasformazione in prodotto finito e standardizzato.
Le piante medicinali in commercio – le piante medicinali possono essere commercializzate come farmaci, farmaci vegetali di origine tradizionali, farmaci senza obbligo di prescrizione, preparazioni galeniche e magistrali, integratori, preparati erboristici ed alimenti. Possiamo affermare che oggi la massima qualità è assicurata dal farmaco, ma questo non vuol dire che non esistano preparati erboristici realizzati con qualità farmaceutica. Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un “esodo” dei prodotti fitoterapici che lasciano il costosissimo mondo del farmaco per approdare in quello “più ospitale” degli integratori. Un aspetto che genera confusione nei consumatori che acquistano un prodotto che ha mantenuto il nome e –spesso- le sembianze del farmaco ma che, nel frattempo, non ha più la veste giuridica del farmaco e spesso ha anche una diversa composizione. In questo ambito il farmacista può e deve svolgere una attenta azione di consulenza aiutando il consumatore a districarsi tra tanti prodotti per trovare quello che “fa al caso suo”.
La droga ed il fitocomplesso – la droga è la parte della pianta medicinale che ha il maggiore contenuto di principi attivi. In genere è rappresentata dalle parti aeree (foglie e fiori) o dalle radici. In alcuni casi possono essere utilizzate entrambe ma con indicazioni diverse essendo il fitocomplesso diverso. Quest’ultimo (il fitocomplesso) è l’insieme dei principi attivi propri di quella pianta. A loro volta i principi attivi sono raggruppati in famiglie (alcaloidi, flavonoidi, oli essenziali, antociani, iridoidi, cumarine, tannini ecc.)
Le preparazioni fitoterapiche in farmacia – assicurano, per l’applicazione delle Norme di Buona Preparazione, la qualità del farmaco (le regole sono le stesse previste per i galenici). Inoltre la presenza del foglio di lavorazione consente la tracciabilità della preparazione, ulteriore elemento di garanzia per il cittadino.
Le forme farmaceutiche – Compresse, sciroppi, collutori, gocce, pomate sono sostanzialmente le stesse dei farmaci con l’eccezione delle iniezioni. Ci sono poi delle forme farmaceutiche che sono proprie dei prodotti fitoterapici: estratti secchi, decotti, tinture, infusi, tisane, decotti, suffumigi.
Fitoterapia ieri, oggi e domani – come detto la fitoterapia è nata con gli antidoti, quando la priorità era quella di sopravvivere. C’è poi stata la fase della terapia in cui è stata soppiantata dal farmaco di sintesi. Oggi possiamo dire che il principale campo di utilizzo della fitoterapia è quello della cura della persona, della prevenzione e del benessere. Domani le piante medicinali saranno protagoniste, le nostre conoscenze sono modeste, basti pensare a quante piante medicinali esistono e non sono state studiate, basti pensare al lavoro che molti ricercatori stanno compiendo, nel mondo, osservando le tradizioni popolari e le formulazioni utilizzate. Un settore di grande interesse per la ricerca è quello degli antitumorali e della ingegneria genetica, ma le piante medicinali ci riserveranno sicuramente belle sorprese.
I limiti della fitoterapia – la fitoterapia e le piante medicinali sono patrimonio dell’umanità e questo, in una società mercantile è un limite oggettivo. Un imprenditore non è disposto ad investire su di un bene che non è di sua proprietà per cui la ricerca è prevalentemente pubblica e legata ad istituzioni (es. Università). Inoltre la variabilità della composizione delle piante medicinali determina la commercializzazione di preparazioni qualitativamente diverse tra di loro, fatto questo che crea non pochi problemi negli studi scientifici difficilmente confrontabili tra di loro.
Naturale=innocuo? – questa convinzione va ridimensionata. Il sale è una alimento indispensabile ma la sua carenza o la sua presenza in quantità eccessive possono causare danni, anche gravi, alla salute. Nel mondo del naturale troviamo la stricnina, la morfina, l’oppio, i curari, l’atropina, la cicuta, la nicotina, il tabacco. È allora giusto dire che naturale è innocuo? Senza citare veleni possiamo fare riferimento ad esempi più recenti come l’iperico, il kava ed addirittura il succo di pompelmo che possono causare tanti problemi agli inconsapevoli consumatori. Bisogna però dire che alle dosi abituali e nelle piccole patologie i prodotti naturali risultano generalmente ben tollerati e senz’altro utili. Ed allora? Basta -per evitare problemi- verificare le proprie idee con il medico o il farmacista, sapranno dare il consiglio giusto.
Concludendo – il prodotto naturale è un “sistema complesso” o meglio un “sistema fitocomplesso” e chi voglia farvi ricorso, per evitare gli errori del fai da te, dopo essersi documentato sulle pagine dei giornali o sulle rubriche dei tabloid, farà bene a verificare le proprie scelte con il proprio medico o con il proprio farmacista: un consiglio non costa nulla .
Alla relazione ha fatto seguito un dibattito al quale hanno partecipato attivamente i presenti che hanno chiesto delucidazioni ed approfondimenti. “In quali casi può essere utile la fitoterapia” “io prendo le medicine per la pressione, c’è qualche pianta medicinale che devo evitare?” “Prendo tutte le sere un lassativo vegetale, cosa mi consiglia?” “mia nonna usava un infuso di gramigna per la cistite”.
Si spengono le luci ed il dr. Ricciuti saluta i partecipanti. L’appuntamento è per questo autunno quando in occasione della prossima edizione degli “incontri a tema” l’argomento verrà ripreso ed approfondito.
( photos)
1 Gennaio 1970
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