INCONTRI A TEMA IV EDIZIONE Martedì 3 maggio 2011 – ore 16,30

Dr. Leonardo Manzari – Specialista otorinolaringoiatra e patologia Cervico Facciale, Presidente SIOLP, Ricercatore Associato Università di Sidney laboratorio di Scienze Vestibolari.

ABSTRACT DELLA CONFERENZA:

L’orecchio interno è la parte più interna dell’orecchio dei vertebrati; esso è costituito dal labirinto auricolare (o labirinto osseo), un sistema di passaggi composto da due parti funzionali:

l’organo dell’udito, o coclea;

l’organo dell’equilibrio, o apparato vestibolare, composto da tre canali semicircolari (sensori delle accelerazioni angolarri del capo) e dagli organi otolitici (utricolo e sacculo : i sensori delle accelerazioni lineari ) .

L’orecchio esterno focalizza, dirige e amplifica le onde sonore, che mettono in vibrazione il timpano auricolare, verso l’orecchio medio. Nell’orecchio medio, l’energia di queste onde viene trasformata in vibrazioni meccaniche della struttura ossea dell’orecchio medio (energia cinetica). Uno dei tre ossicini della catena, la staffa, muovendosi avanti e indietro entro la finestra ovale della coclea trasmette l’impulso cinetico alla perilinfa in essa contenuta; attraverso l’endolinfa del condotto cocleare le onde vengono trasmesse dalla rampa vestibolare alla rampa timpanica (e quindi entrano in vibrazione anche le membrane che separano le rampe, o stanze, della coclea). Queste formazioni fanno parte dell’orecchio interno. Adagiato sulla membrana basilare, che è la membrana principale e separa la rampa vestibolare dalla rampa timpanica, si trova l’Organo del Corti: questo ha una struttura cellulare fatta di un doppio ordine di cellule acustiche ciliate, interne ed esterne, in numero di circa 20.000. Le cellule acustiche sono in contatto con le cellule nervose che fanno parte del nervo vestibolococleare. Di lì il segnale, che nella coclea viene trasdotto (l’energia cinetica diventa energia elettro-chimica), giunge all’area acustica della corteccia cerebrale, e poi al lobo temporale del cervello: qui avviene la decodificazione dell’impulso elettrico, e si giunge così alla percezione del suono. 

L’ipoacusia è un sintomo non una malattia . Tale sintomo è l’espressione di una malattia delle tre componenti dell’orecchio correlato con una documentabile riduzione delle percezioni uditive intese come capacità di udire i rumori ma soprattutto, per noi esseri umani, quella di poter discriminare le parole. Salvo casi rari, l’ipoacusia non è un solo processo improvviso, ma si instaura in maniera lenta e progressiva determinando una specie di assuefazione che ne impedisce il riconoscimento cosciente. I segnali più comuni sono quelli di sentire meno bene i suoni, avere difficoltà nelle conversazioni e fare molta fatica a capire le parole se sono pronunciate piano o se pronunciate in presenza di rumore. Può limitarsi solo ad alcune frequenze – in genere quelle più alte – o coinvolgere la gamma completa delle frequenze normalmente udibili: in questo caso viene definita pantonale.

Può colpire tutte le età, fin dalla primissima infanzia infatti si sta diffondendo la necessità di effettuare uno screening fin dai primi giorni di vita per l’identificazione quanto mai precoce dei disturbi uditivi.

Inizialmente l’ipoacusia può non determinare la scomparsa e la intellegibiità di tutti i suoni ma solo di alcuni. E’ importante che lo specialista otorinolaringoiatra o l’audiologo individui subito il sintomo ipoacusia che non è come spesso si ritiene un sinonimo di sordità. L’ipoacusia è un problema molto diffuso e può risolversi o perlomeno se ne possono arginare gli effetti se il problema viene affrontato efficacemente sia in senso diagnostico che terapeutico.

La difficoltà di comunicazione del soggetto ipoacusico determina infatti una scarsa capacità intellettiva accompagnata da apatia, ansia, insicurezza globale (fisica, economica e affettiva), rassegnazione, fatalismo e alterazione dello stato emozionale e dell’umore: concause di depressione o generale insoddisfazione esistenziale. Questo quadro che si delinea genera conformismo, sospetto, testardaggine, eccesso di prudenza, capricciosità, egocentrismo e dipendenza psicologica ed infine sfocia in un basso livello di autostima.

Si deve tener presente che l’orecchio di un soggetto giovane ed in buona salute è in grado di udire suoni di frequenza compresa tra i 20 e i 20.000 Hz ed anche di intensità superiore ai 10-20 dB. Nelle prove audiometriche di solito la soglia di udibilità viene ricercata tra i 125 e i 8000 Hz (frequenze del campo tonale) per un’intensità compresa tra i -10 e i 120 dB. Si definisce normoacusico un soggetto che è in grado di percepire suoni di intensità pari o minore ai 10-15 dB per tutte le frequenze del campo tonale. L’ipoacusia può quindi essere definita come un deficit uditivo in cui il soggetto non è in grado di percepire suoni di intensità superiore ai 20- 25 dB per alcune o tutte (pantonale) le frequenze del campo tonale.

In base all’entità dell’ipoacusia si riconoscono:

  • Ipoacusia lieve: tale deficit è caratterizzato da un abbassamento della soglia uditiva tra 20-25 dB e 40 dB. Essa, a parte la non audizione di suoni e rumori fievoli, non comporta ad esempio nel bambino nessun problema nell’apprendimento del linguaggio.
  • Ipoacusie medio/lievi: deficit uditivo caratterizzato da un abbassamento della soglia uditiva che varia tra i 40 e 65 dB. Tale deficit, se diagnosticato nei primi mesi di vita di un bambino, non porta quasi nessun rischio nell’imparare il linguaggio. Nell’adulto invece può determinare una inabilità sociale rilevante.
  • Ipoacusia profonda: tale deficit si attesta con perdite uditive che variano dai 65 agli 85 dB. Come nella sordità, se essa si manifesta in età preverbale, l’apprendimento del parlato risulta essere molto precario.
  • Sordità: deficit superiore agli 85 dB (decibel), con compromissione dell’acquisizione del linguaggio nell’età infantile e handicap sociale nell’età adulta.

Inoltre è possibile identificare :

  • Anacusia: perdita completa unilaterale dell’udito
  • Cofosi: perdita completa bilaterale dell’udito

La batteria dei test clinici che permettono l’identificazione e la classificazione del sintomo “ipoacusia” indirizzando verso la sua terapia sono :

1. Audiometria tonale liminare

2. Impedenzometria con studio dei riflessi cocleo stapediali

3. Audiometria vocale

4. Otoemissioni acustiche

5. Potenziali evocati uditivi

La soluzione del problema può essere di tipo

a) Medico

b) Chirurgico

c) Protesico – riabilitativo

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1 Gennaio 1970

Note: To see the pictures in the original Picasa album, click here

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