DALLA PIANTA IL FARMACO
Sergio Ricciuti
v.presidente S.I.FIT. Società Italiana Fitoterapia responsabile area farmacisti
Il progetto SIFIT “Dalla pianta il farmaco” è nato nella sala polivalente della Farmacia Europa per spiegare ai bambini della scuola elementare “Primavera” e della scuola media di Castrocielo come si possa ottenere un farmaco o un integratore partendo da una pianta medicinale. È stato, quindi, presentato al Congresso Nazionale della S.I.FIT. a maggio 2009 riscontrando tra un grande interesse perché, per la prima volta la Società scientifica, composta da universitari, medici e farmacisti, predisponeva un progetto di educazione sanitaria destinato al grande pubblico.
Nello stesso anno, in via sperimentale, il progetto è stato presentato, a Cassino, nelle scuole elementari, medie, licei, università, convegni riscuotendo sempre un elevato gradimento e permettendo di distinguere il farmaco dall’integratore e la fitoterapia dalle altre medicine non convenzionali, in primis l’omeopatia.
Il programma sviluppato negli incontri ha, naturalmente, tenuto conto dell’uditorio, limitandosi all’essenziale nei bambini per poi essere sempre più completo negli studenti e negli adulti.
L’esperienza di questi incontri è stata oggetto di una nuova presentazione al Convegno S.I.FIT. di Boario nel corso della quale sono stati valutati gli aspetti salienti di questa esperienza che ha portato ad un progetto nazionale che adesso viene presentato nelle comunità dai docenti della S.I.FIT.
Ai ragazzi della Scuola Mattei ed ai loro insegnanti, con i quali da tempo ci incontriamo, ogni anno, per il progetto “a scuola in farmacia” che ripropone “dalla pianta il farmaco” va il mio ringraziamento per il contributo che hanno dato alla realizzazione di questo progetto didattico nato e sviluppato nella nostra città.
L’uomo ha sempre utilizzato, per le sue esigenze, quel che aveva a disposizione ed ovviamente, resosi conto dell’utilità e della efficacia delle piante, le ha utilizzate, inizialmente in modo empirico e, successivamente sempre con maggiore cognizione di causa.
La fitoterapia è una tecnica terapeutica di tipo allopatico che utilizza piante medicinali e loro preparazioni. Non va assolutamente confusa con l’omeopatia, la gemmoterapia e la floriterapia di Bach rispetto alle quali ha caratteristiche assolutamente diverse. La farmacognosia studia il farmaco attraverso la droga (animale, vegetale o minerale).
Ben poche sono le piante che possono essere classificate come piante medicinali e queste ultime possono essere utilizzate solo in determinati periodi nei quali sono presenti nel loro fitocomplesso quei principi attivi che sono responsabili dell’attività medicamentosa. Pertanto, per utilizzare come farmaco una pianta medicinale, bisognerà adottare tutte quelle cautele normalmente previste nell’uso dei farmaci.
Inizialmente l’uso delle piante medicinali era condizionato da empirismo, presunzione, tradizioni, intuizioni ed esperienza. Successivamente sono subentrate ricerca, conoscenza e metodo scientifico che hanno reso l’approccio molto più concreto ed affidabile. Inizialmente le piante medicinali erano utilizzate nelle emergenze: morsi di serpenti, punture di insetti velenosi, ferite, avvelenamenti ed i detentori dei segreti e delle virtù delle piante medicinali erano maghi, streghe e sciamani. In un momento successivo le piante medicinali hanno consentito di curare malattie fisiche e mentali. Il sempre più diffuso benessere ha poi collocato le piante medicinali nell’area della prevenzione, dell’automedicazione e del supporto delle terapie mediche. Il futuro riserva grandi sorprese e le piante, grazie alle biotecnologie, saranno protagoniste nel nostro benessere.
Le piante rappresentano, comunque, il primo esempio di farmacoterapia. Erano presenti nei veleni, negli antidoti e nelle pozioni magiche. I primi grandi farmaci erano degli antidoti (Mitridato, Teriaca) composti da decine di piante. La loro preparazione era estremamente complessa e per questo divenne importante poter fissare sulla carta o anche nei versi di una poesia, formule, riflessioni e prescrizioni.
Grande ed importante fu l’opera degli amanuensi che consentirono di fotografare ed esportare il sapere medico. Ma l’opera della medicina monastica ebbe anche tanti altri meriti legati alle scuole ed alla funzione sociale svolta.
La sempre maggiore complessità delle preparazioni richiese una distinzione tra la figura del prescrittore e del realizzatore. L’ordinanza medicinale di Federico II (1233) stabilì la nascita di una nuova figura professionale: lo spetiale o aromatario. La sua formazione avveniva presso le corporazioni o presso le università con regole diverse da stato a stato che divennero uguali solo con l’unità d’Italia.
Se non è semplice preparare una medicina è ancora più complesso prepararla partendo da “miscele di principi attivi vivi e mutevoli”. Infatti bisogna stabilire quale parte della pianta (droga) serve e quando va raccolta (tempo balsamico) in relazione alle sue specifiche caratteristiche che sono poi diverse a seconda che si tratti di foglie, corteccia o radici.
Le piante medicinali non sono tutte medicinali”. Che strana affermazione. Solo in alcune parti c’è una quantità di principi attivi e queste parti sono definite droghe. La droga (cioè la sola parte attiva della pianta medicinale) va raccolta in un ben preciso periodo detto “tempo balsamico”, generalmente d’inverno le radici, in primavera le foglie e nella tarda primavera i frutti. La droga contiene una miscela di principi attivi, il fitocomplesso. La pianta è un vero e proprio laboratorio e la sua produzione cambia a seconda delle stagioni, a seconda che la pianta debba difendersi dalle muffe o attrarre gli insetti. Compongono il fitocomplesso sostanze caratterizzate da una potente azione (alcaloidi ed oli essenziali), colorate (flavonoidi, antociani), vitamine, sali minerali ecc.
Una volta scelta la droga, che come abbiamo già detto è la parte della pianta medicinale che viene utilizzata con finalità terapeutiche, si studia il fitocomplesso e la tecnica più adatta per estrarre, senza danneggiarli, i principi attivi in esso contenuti. Da questo estratto verranno poi preparati sciroppi, compresse, gocce, tisane, supposte , pomate ecc. Nel farmaco ci sono poi tante altre sostanze che hanno una funzione meccanica (per consentire la lavorazione o per raggiungere un certo volume) e tecnica (stabilità).
Per assicurare una qualità costante sono state definite le norme di buona fabbricazione che sono, in sostanza delle regole necessarie per assicurare la qualità delle preparazioni e quindi la loro efficacia e la riproducibilità degli effetti. Le norme di buona preparazione rappresentano inoltre un importante strumento di garanzia perché consentono anche, in qualsiasi momento di risalire, tramite il foglio di lavorazione, ad ogni singolo componente ed ogni lotto prodotto.
Le piante medicinali sono in commercio come farmaci, preparazioni galeniche e magistrali, integratori alimentari, preparati erboristici ed alimenti.
Le piante medicinali sono un patrimonio dell’umanità; infatti se uno scienziato sintetizza una molecola nuova può brevettarla (copy rigt ®), ma se uno scienziato scopre che una pianta medicinale può curare i tumori la pianta medicinale non potrà diventare sua perché è “patrimonio dell’umanità”.
È corretta l’affermazione: naturale è sinonimo di innocuo? Assolutamente no. Ci sono infatti tante piante che sono veramente pericolose ed altre che possono interferire con importanti medicine di uso comune. Di ciò bisogna tener conto nell’uso dei prodotti vegetali. Ma allora quando usare le piante medicinali e quali scegliere? Le piante medicinali in commercio, sono generalmente ben tollerate, e sono adatte ad essere utilizzate nelle piccole patologie, all’esordio. È poi assolutamente importante utilizzare prodotti di buona qualità e standardizzati. Naturalmente è il caso di chiedere consiglio al medico od al farmacista senza cedere troppo alle lusinghe di certa stampa che vuol far apparire tutto “buono ed innocuo”.
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